Raffaele BIGI
Hanno scritto di Raffaele BIGI
«Chieti anni Trenta» raccontata con le foto
il Centro 23 ottobre 2003 — pagina 01 sezione: Chieti
CHIETI. Domani pomeriggio alle ore 17.30, nel museo d’arte «Costantino Barbella», verrà inaugurata la mostra fotografica dal tema «Chieti Anni Trenta» organizzata e voluta dalla Provincia e dall’istituzione del sistema bibliotecario provinciale. La mostra rientra in un’azione mirante alla costruzione di un progetto di comunicazione del patrimonio documentario (foto, cartoline, mappe, stampe, dischi, spartiti, lettere, autografi, manoscritti, sculture, pergamene, ecc.) possedute dalle biblioteche aderenti al sistema. Il progetto prevede un centro di documentazione, che raccolga il materiale trattato, garantendone la migliore conservazione e fruibilità. Il progetto avrà un’articolazione pluriennale e prevede mostre e altre attività.
La prima mostra, dal titolo «Chieti Anni Trenta», ne costituisce l’evento iniziale ed è realizzata con l’esposizione di oltre cento fotografie inedite di proprietà della Biblioteca «De Meis», che attraverso le immagini testimoniano, anche se parzialmente, la storia della città di Chieti. Per rendere più «leggibili» le foto, i coordinatori - Ugo De Luca, Miria Ciarna, Bianca De Luca e Raffaele Bigi - che hanno curato la realizzazione del catalogo, le hanno raggruppate in tematiche quali: parate, inaugurazioni, momenti culturali, lezioni di economia domestica e foto di gruppo.
La Chieti degli anni trenta, foto in mostra.
La "Chieti anni Trenta" tornerà a rivivere al Museo Barbella con una mostra fotografica di grande valore storico e artistico. L'esposizione verrà inaugurata domani, venerdì 24 ottobre, alle 17.30, nelle sale del museo.
L'iniziativa è stata assunta dalla Provincia e dall'Istituzione del Sistema bibliotecario provinciale. Saranno esposte oltre cento fotografie inedite di proprietà della biblioteca "de Meis" che, attraverso le immagini testimoniano, anche se parzialmente, la storia della città di Chieti. I coordinatori (Ugo De Luca, Miria Ciarma, Bianca De Luca e Raffaele Bigi) hanno anche curato la realizzazione di un catalogo.
LA STORIA della città raccontata attraverso scatti storici, nella mostra "Chieti anni Trenta" inaugurata ...
... ieri pomeriggio presso il Museo Barbella.
Cento e più fotografie, di proprietà della Biblioteca provinciale "De Meis", compongono l'esposizione, che vuol essere solo il punto di partenza di un progetto più vasto, promosso con l'Istituzione del Sistema Bibliotecario Provinciale e la Provincia di Chieti.
25/10/2003
Ripercorrere a ritroso nel tempo i momenti della vita cittadina, attraverso una serie di mostre che espongano i materiali provenienti dalle Biblioteche aderenti al sistema, è il fulcro del progetto che prevede anche la realizzazione di un centro di documentazione in grado di custodire e conservare meglio il patrimonio documentario. La mostra al Barbella è stata curata nella realizzazione dalla direttrice Bianca De Luca, presente all'inaugurazione insieme all'assessore alla cultura della Provincia Filippo Andreacola, da Ugo De Luca, Miria Ciarma e Raffaele Bigi.
"Le fotografie, per una migliore leggibilità, sono divise in diverse sezioni relative alle tematiche - ha spiegato la direttrice - troviamo, quindi, insieme, gli scatti realizzati durante le parate, quelli delle inaugurazioni, dei momenti culturali, dei ludi, lezioni di economia domestica e infine foto di gruppo". L'esposizione, allestita nella sala mostre temporanee del museo, sarà aperta fino al 29 novembre.
C. Fer.
martedì, 10 maggio 2005
La Chieti medievale: uno scrigno di memorie e storia urbana. Per un museo della civiltà teatina.
L’area di S. Maria fu voluta da Carlo I d’Angiò e abbellita e fortificata da Carlo II d’Angiò per ampliare la città dopo il 1268 circa: infatti,vennero distrutti i castelli sparsi intorno a Teate e furono costruiti quartieri nuovi quali, appunto, Trivigliano, S. Paolo, S. Giovanni, Torremontanara, Valignani, S. Ilario e Fara Buderotti (Val di Rocco, attuale S. Silvestro).
Tutta la zona di Porta Pescara e di S. Maria fu edificata per l’esigenza di tenere uniti, dentro le mura cittadine (intra moenia) i Castelli e i Feudi della periferia, per accrescere la popolazione urbana, per avere una maggior possibilità di difesa in caso di aggressioni e di guerre e anche per meglio riscuotere le tasse e controllare l’autonomia dei Baroni.
Quando gli Angioini salirono al trono Thieti aveva 4 porte: De Nuculis, Piscariae, Orientale e S. Croce. La chiesa di S. Agata nel quartiere suddetto compare negli atti della Costituzione Sinodale dell’anno 840 d.C., con annessi ospizio, ospedale e convento, in quest’ultimo il Vescovo di allora Teodorico ripristinò vita monacale. Probabilmente esisteva già un edificio di culto ariano fondato dai Goti (493 d.C.-553 d.C.), poi riconsacrato al culto cattolico.
Fonte: Raffaele Bigi
Si ringrazia l'ARCHEOCLUB d'ITALIA SEDE di CHIETI per la visita guidata (8/5/2005)
…Associazione Aethos; • Ore 18.00 – Palazzo de Pasquale – *Conferenza "Il quartiere Trivigliano: arte, storia e cultura". Relatore R. Bigi. Associazione "Sacro e Profano"; …dei Transumanti degli Abruzzi e Comitato Tradizioni Teatine CATA Ud'A. * "Il Quartiere Trivigliano: arte, storia, cultura" è il Seminario che si terrà a Chieti mercoledì 8… altri tempi: i palazzi e le strade sono gli stessi del quartiere Trivigliano. Un piccolo gioiello ricco di storia, scrigno di memoria, con un suo…
7 maggio 2013 | Chietiscalo.it
MAGGIO TEATINO - IL QUARTIERE TRIVIGLIANO ARTE STORIA CULTURA
"Il Quartiere Trivigliano: arte, storia, cultura" è il Seminario che si terrà a Chieti mercoledì 8 maggio, presso Palazzo De Pasquale, alle ore 18, organizzato dall'Associazione culturale Sacro e Profano,… presente, ma anche un passato perché ha l'aspetto di una Chieti di altri tempi: i palazzi e le strade sono gli stessi del quartiere Trivigliano. Un piccolo gioiello ricco di storia, scrigno di memoria, con un suo carattere ed una sua anima, amato e vissuto nella quotidianità e come …
Il Quartiere Trivigliano: arte, storia, cultura” è il Seminario che si terrà a Chieti mercoledì 8 maggio, presso Palazzo De Pasquale, organizzato dall’Associazione culturale Sacro e Profano, presieduta da Giovina Tomassi. Il quartiere di Santa Maria rappresenta un presente, ma anche un passato perché ha l’aspetto di una Chieti di altri tempi: i palazzi e le strade sono gli stessi del quartiere Trivigliano.
Un piccolo gioiello ricco di storia, scrigno di memoria, con un suo carattere ed una sua anima, amato e vissuto nella quotidianità e come tale merita di essere conosciuto nelle sue radici storiche.
Il relatore Raffaele Bigi, con un immateriale percorso, farà tornare in vita le storie legate alla Torre, alle Crocelle, alla Chiesa di Sant’Agostino, alla Chiesa di Santa Maria della Pietà, a tutto il quartiere nei tanti particolari e nel suo insieme. Si scoprirà che questo angolo dell’antica Teate, prima ultimo avamposto, oggi cuore vivo e pulsante della città, racconta la vita, i costumi, la storia dell’ intera città.
Il seminario è aperto a tutti.
Bigi racconta il quartiere «Trivigliano»
14 giugno 2014
«Con stile discorsivo e coinvolgente - scrive l'arch. Gregorio Di Luzio, presidente dell'Archeoclub - Raffaele Bigi, non nuovo a simili prove, accompagna il lettore in una ideale passeggiata in quello che, urbanisticamente, è tra i più interessanti quartieri cittadini, autentico scrigno di tesori nascosti». Un testo che, ci permettiamo di aggiungere, rappresenta nel contempo anche un vero atto d'amore di Raffaele Bigi nei confronti in particolare del quartiere di cui ci racconta e dell'intera città di Chieti alla quale, negli iniziali ringraziamenti dona simbolicamente il suo lavoro insieme a chi ha in qualche modo contribuito alla sua stesura. Il volume è arricchito da un notevole apparato iconografico, di grande valore sul piano documentario, e si avvale di una approfondita introduzione dell'architetto e storico Vladimiro Furlani.
A RICORDO DI UN AMICO: DON VITO DE PETRO
di Raffaele BIGI
Chieti 20.5.2006 – La Chiesa delle Crocelle era gremita di persone. Ancora una volta a richiamarle è stato Don Vito De Petro che anche da morto è riuscito a coagulare intorno a sé centinaia di persone provenienti da tutto l'Abruzzo. Il fascino di Don Vito! Della sua parola, della sua signorilità d'animo ma anche di comportamento! Del suo insegnamento!
Don Vito è stato la guida, il padre spirituale di tantissime persone; per ognuna di esse è stato la luce, il faro.
E' stato l'Assistente Ecclesiastico di un Gruppo scout dell'Asci, poi dell'Agesci e poi ancora l'Assistente Ecclesiatico della Comunità Masci Teatina, e del Masci della Regione Abruzzo; ma è stato anche il padre spirituale di Rinnovamento dello Spirito, del Cif (Centro Italiano Femminile).
In Provveditorato di Chieti è stato il punto di riferimento per l'Educazione all'Ambiente, per la Prevenzione Droga; per le scuole della provincia di Chieti era l'organizzatore del giornalino che veniva fatto dai ragazzi, ma spesse volte pagato da lui; per i bisognosi, per i malati era la parola di conforto di un caro amico; era colui che metteva le mani nel portafoglio e, spontaneamente, provvedeva a quanto il prossimo avesse bisogno. Era colui che, in silenzio, faceva le adozioni a distanza. Organizzava corsi per giovani, corsi di educazione alla salute, all'amore per le coppie.
Ma tutto ciò lo faceva in silenzio, senza mai apparire, con discrezione!
Solo chi gli stava molto vicino poteva sapere di lui, ma non sempre sapeva tutto. Molte cose sono state ricomposte e ricostruite come un puzzle solo dopo la sua morte avvenuta il 21 maggio di quattro anni fa, quando i vari gruppi ed associazioni si sono incontrati ed hanno incominciato a parlare tra loro. E, forse, il profilo dell'uomo –prete -educatore non è ancora completo. Senz'altro, mancheranno ancora altri tasselli.
Don Vito affascinava le persone con la sua signorilità, con la cultura, con la parola.
Tutto questo è stato ricordato nella Chiesa delle Crocelle da interventi di testimonianza, alcuni programmati, quali quelli di Giorgio De Petro, di Raffaele Bigi, di Rosanna Rebeggiani, di Aurelio Bigi, di Pino Valentini, di Valerio Valignani, altri spontanei.
All'incontro, organizzato dalla Comunità Teatina del Masci e da Rinascita dello Spirito, e diretto da Pino De Meo, erano presenti gli Adulti Scout del Masci delle comunità dell'intera regione (Chieti, Lanciano, Avezzano, Pescara,…), il signor Giorgio De Petro, fratello dello scomparso (che per l'occasione ha fatto stampare e distribuire un libretto a ricordo del sacerdote dal titolo “Don Vito De Petro Fede e Cultura” , in cui ci sono diverse testimonianze sul fratello raccolte dal sottoscritto ed articoli e preghiere che lo stesso Don Vito aveva scritto), Don Nicola Mosesso e Pino De Meo (rispettivamente Assistente Ecclesiastico e Magister della Comunità Teatina del Masci), Renato Di Francesco, Responsabile Regionale del Masci, che hanno chiuso l'incontro.
Ha fatto seguito una Santa Messa concelebrata nella medievale Cripta di S. Giustino.
Don Vito, fede e cultura
Il Centro — 23 maggio 2006 pagina 03 sezione: CHIETI
di Oscar D’Angelo
CHIETI. “Don Vito De Petro”, ovvero fede e cultura riassunte nell’abito talare del buon pastore. Presentato sabato scorso all’auditorium le Crocelle il libro curato da Luigi Galeazzo per le edizioni Papiro sulla figura del sacerdote piacentino trapiantato a Chieti e scomparso proprio nella sua città adottiva il 24 maggio 2002, dopo una lunga malattia. Ottanta pagine avvincenti sotto il profilo discorsivo e documentale, un mixer tra la biografia e il racconto amabile delle vicende di un uomo generoso, la cui prerogativa principale era la discrezione: nell’insegnamento, nell’apostolato, nel volontariato. Ricca di contributi tratti dagli episodi di vita quotidiana che hanno visto protagonista Don Vito, la pubblicazione acquista spessore. Grazie anche al cospicuo apporto di fonti fornite dal fratello Giorgio e dal giornalista teatino Raffaele Bigi. Ne esce un ritratto autentico del giovane cappellano militare che l’8 settembre del ’43 si ricongiunse ai reparti del nuovo esercito italiano che risalivano la penisola per approdare a Chieti, dove insegnerà scienze dell’educazione nel seminario regionale San Pio X e all’istituto magistrale Isabella Gonzaga del Vasto. Ricercatore della D’Annunzio e assistente spirituale di Rinascita cristiana, Centro italiano femminile e Masci, Don Vito De Petro amava i giovani e dai giovani era amato, cercato, apprezzato. «Quanto più lo si conosceva», scrive di lui Raffaele Bigi, «più lo si stimava».
Schietto e di grande dolcezza: il contrario dell’apparire, essenza dell’essere uomo e prete, sempre in punta di piedi, con quel filo di voce pacato e fermo. E a proposito di Raffaele Bigi da segnalare, anch’essa fresca di stampa, la monografia “Il quartiere Trivigliano di Chieti”, éDicola edizioni. Il libro di Bigi, arricchito di un pregevole bozzetto a matita dell’artista teatino Luciano Primavera su Porta Pescara, da riflessi fotografici, planimetrie e illustrazioni d’epoca di monumenti e chiese del rione, è un concentrato di riferimenti storici, curiosità e rarità, come la foto del “carlino d’argento” di Carlo VIII, coniato a Chieti nel 1495. Bigi narra le vicende del quartiere oggi noto come Santa Maria, voluto nel 1285 da Carlo I D’Angiò e fortificato da Carlo II per ospitare dentro le mura cittadine i “fuochi”, cioè gli insediamenti extraurbani espressione dei privilegi feudali. «Il quartiere Trivigliano a Chieti” di Raffaele Bigi è presentato da Gregorio Di Luzio, presidente della sezione “Arturo De Martiis” dell’Archeoclub d’Italia, e si avvale della consulenza storica di Vladimiro Furlani.
Una grande festa per il trentennale della sezione Avis
Notevole partecipazione di folla e presentazione di un libro celebrativo. Assente solo la giunta comunale
di FERNANDO CIROTTI
LA FESTA del trentennale della sezione comunale dell'AVIS di Chieti, ha superato ogni più rosea aspettativa.
Doveroso innanzitutto ripercorrere a ritroso la storia dei donatori di sangue. Dopo i tragici fatti d'Ungheria del 1956, una folla di studenti teatini dimostra in piazza la solidarietà al popolo magiaro in rivolta e, con Giustino (Tino) D'Ottavio in testa, il 3 novembre 1956, sostenuti da Don Renato Aurini, i goliardi si fanno in quattro per reperire il sangue, dando vita all'ASDOS (Associazione Studentesca Donatori di Sangue) che tra tante difficoltà riuscì a sopperire, almeno in parte, al grave problema del reperimento del prezioso liquido. Nel 1977, dopo un lungo periodo di stasi dell'AVIS, il Lions Club governato allora da Litterio Napoli, prese in mano la difficile situazione esistente e, seppure con non poche avversità, riorganizzò le fila della sezione teatina. Alla presidenza si sono succeduti nell'ordine Angelo Loreti, Giuseppe Orsini, Fabio Scipioni, Franco Marino, Francesco Paolo Spadaccini, Antonio Palombaro, Graziella Napoletano, Guido Falconi. Negli anni '90 un grande impulso per la rinascita dell'AVIS è stato dato dal direttivo, allora con sede in via Pescasseroli, presieduto da Fabio Scipione, segretario Paolo Lizzi con Parlante e la signora Giancarla Campagnano supporter. Ma la consacrazione definitiva per la benemerita associazione l'ha data la attuale gestione di Tullio Parlante che si avvale della collaborazione di Spadaccini (vice presidente vicario), D'Ostuni (vice presidente), Di Meo (segretario), Gentile (amministratore), Don Nicola Mosesso (Padre spirituale), Cerritelli (segretario sezionale) e dei componenti Gasbarri, Zappacosta, Di Primio Del Rosario, Cerrone, Del Vecchio, Napolitano e D'Intino. Ripercorsa la storia dell'AVIS parliamo ora della festa cui hanno partecipato molte personalità, meno la giunta comunale tutta assente (con una dozzina tra assessori e delegati, qualcuno poteva pure esserci!). I vari interventi di Tommaso Coletti che ha portato anche il saluto del sindaco, Sergio Di Tizio, Fabrizia Di Gregorio, Tullio Parlante, Pasquale Colamartino, Lorenzo Fallocco, Don Nicola Mosesso e tanti altri, sono stati di notevole spessore: gradito anche l'augurio inviato tramite i genitori Paola e Filippo dalla campionessa Fabrizia D'Ottavio assente per motivi sportivi. Bello e significativo il volumetto sulla storia dell'AVIS redatto da Lello Bigi con copertina disegnata dal prof. Luciano Primavera. Insomma una festa meravigliosa che rimarrà indelebile nella memoria di quanti, moltissimi, l'hanno vissuta.
mercoledì, 19 marzo 2008
Ipotesi sulla nascita della tradizione indica l’anno 840
da "Il Centro" del 22 marzo 2008 — pagina 02 sezione: Chieti, pagina 10 sezione Regione
CHIETI. Ipotesi sulla nascita a Chieti della processione del Venerdì Santo e dell’arciconfraternita del Sacro monte dei morti. A margine della sacra rappresentazione da segnalare la monografia data alle stampe da Raffaele Bigi, giornalista pubblicista e appassionato di storia cittadina, per l’associazione italiana insegnanti di geografia una cui delegazione di 50 elementi ha assistito alla processione, al termine di una visita guidata alla città antica. Bigi riordina le diverse tesi sulle origini del corteo sacro. Tra queste, quella del Vicoli, più volte da noi portata all’attenzione dei lettori perché fra l’altro coerente con la rivendicazione della processione più antica d’Italia, che vede intorno all’840 la nascita ufficiale della retrocessione teatina. L’ipotesi concorrente, cioè quella ripresa nella brochure ufficiale sull’evento patrocinata dal Comune e stampata dal consorzio dei commercianti “Chieti c’entro” (èDicola editrice), ascrive invece al 1603, anno della formale costituzione dell’ arciconfraternita del Sacro monte dei morti, la nascita della processione.
Tra i cenni di cronaca da rilevare i buoni frutti del servizio di informazione del Comune. Traffico intenso nella cintura ma meno caotico di altre occasioni.
Scala mobile in funzione fino a tarda sera. Il corteo, uscito regolarmente intorno alle 19 grazie anche alle clementi condizioni meteo, è rientrato in cattedrale alle 21,30. Da migliorare: palloncini ancora in bella mostra nei punti topici del percorso. Efficiente, come al solito, l’organizzazione.
L’arciconfraternita, guidata dal governatore Giulio Obletter, è dal 1935 ente (prevalente) di culto. Proprietaria dei diritti di esclusiva sulla processione, dopo il varo del nuovo statuto è impegnata in una sinergica apertura, pur nel rispetto dei rispettivi ruoli, alla curia arcivescovile e alle altre sigle del volontariato. (o.d a).
Lo scautismo in un volume
il Centro — 17 novembre 2008 pagina 18 sezione: CRONACA
di Oscar D'Angelo
CHIETI. «Vogliamo lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato». E’ uno degli slogan universali degli scout con il quale Raffaele Bigi, giornalista pubblicista teatino ed appassionato di storia e tradizioni locali, ingentilisce la sua ultima, sobria ma accurata monografia. «Lo scoutismo nel mondo ha un secolo di vita, a Chieti quasi novant’anni» (tipografia Brandolini, Chieti 2008). Venti pagine da scorrere tutte d’un fiato, raccolte nella copertina dedicata a lord Baden Powell , fondatore del movimento, per tutti gli scout del mondo noto semplicemente com “B.P.”. Un viaggio nel tempo, da quel lontano 1907, anno in cui si tenne il primo campo scout nelle isole Brownsee, nel canale della Manica, ai nostri giorni. Il tutto passando per la primavera del 1919, quando si registrarono i primi vagiti dello scoutismo abruzzese, e per quel 4 luglio 1922, data di registrazione ufficiale del Chieti 1º San Giorgio, il gruppo antesignano dello scoutismo abruzzese. Dunque, una storia, che in pratica si identifica con quella dell’Asci (Associazione scout cattolici italiani), fondata nel 1916, e poi evolutasi nell’Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani) nel maggio del 1974. «Lo scoutismo», scrive Bigi , «educa alla semplicità, ai valori della carità cristiana, alla coeducazione, all’essere e non all’avere, a tenere sempre presente e rispettare le necessità del più debole, alla lealtà, al rispetto della natura, alla libertà», un movimento apartitico che «non strumentalizza e non vuole essere strumentalizzato». Del resto, se lo scoutismo è sopravvissuto a mode e tendenze che hanno attraversato l’universo giovanile, questo lo si deve proprio alla sua neutralità rispetto ai partiti tradizionali ed alle associazioni filo-partitiche, e ciò nonostante i tentativi di attrazione nella galassia di sigle che animarono il ’68 con finalità rispettabili ma diverse da quelle sognate da B.P. «Raccogliere la sfida educativa», spiega Bigi, «richiede da parte degli scout cattolici la capacità di modellare la propria proposta educativa affinché essa conservi la sua peculiare genialità ed attualità».
Lo scoutismo è una scuola di vita aperta a tutti, lo sanno bene le generazioni di ragazzi teatini che si sono formati rispettando il decalogo della promessa scout. Professionisti, imprenditori, operai: in tanti a Chieti devono il loro inserimento nel tessuto socio-produttivo del Paese grazie alla legge scout. Molti di quei ragazzi non ci sono più: da Enrico Di Giovanni ad Alfredo Merlini , da Achille Ricciardi a Montenegrino Orlandi e don Luigi Mazzatenta , nomi storici nell’album di mille ricordi. E la storia di quei fazzolettoni rosso-bianco-verdi (i colori storici del gruppo Chieti 1º, ndc) resta scolpita nel motto che fa battere il cuore di ogni scout: “estote parati”, siate pronti.
La nazionale di pallacanestro femminile va in caserma
Ringraziamento ufficiale al comandante e al suo predecessore per il grande impegno in favore dell'Avis
di FERNANDO CIROTTI
DECISAMENTE una giornata speciale per il 123° Fanteria "Chieti".
Ieri, nella caserma "Berardi", sono stati ospiti gli organizzatori di Eurobasket 2007, capitanati dal vicepresidente della Provincia Umberto Aimola, e soprattutto le atlete della nazionale di pallacanestro femminile, impegnate in questi giorni in un intenso tour promozionale (oggi saranno alla Sevel di Atessa). Momenti intensi, con le atlete che hanno famigliarizzato con i ragazzi e le ragazze in divisa e con i loro ufficiali. A proposito dell'esercito e dei suoi ufficiali, va segnalato pure che i colonnelli Tonino Trulli e Vito Margiotta, ex ed attuale comandante del 123° Rgt. Fanteria "Chieti" sono stati ufficialmente ringraziati dall'Avis, in una conviviale, per l'impegno profuso nel propagare la donazione del sangue tra i militari. All'incontro erano presenti i... soliti noti, che hanno riservato applausi convinti agli uomini con le stellette che in molti casi si sono adoperati per salvare vite umane.
Queste e altre considerazioni di plauso sono state indirizzate a Trulli e Margiotta dal consigliere regionale Bruno Di Paolo, dal presidente provinciale dell'Avis Sergio Di Tizio, da Don Nicola Mosesso, padre spirituale dei donatori, dal dott. Aurelio Bigi, dai colleghi Nino Germano e Lello Bigi, dal dott. Santilli e da Gabriele Vellante che cura i rapporti regionali tra le forze armate e l'Avis: ringraziamenti particolari sono andati alla dott.ssa Patrizia Di Gregorio direttrice del centro trasfusionale dall'infaticabile presidente Tullio Parlante, che a sua volta ha girato gli elogi anche all'intero consiglio direttivo (Spadaccini, D'Ostuni, Di Meo, Gentile, Del Rosario, Graziella Napoletano, Zappacosta, Mosesso, Cerrone, Del Vecchio, Loretta Di Primio, D'Intino, Cerritelli, Valentina Gasbarri). Prima del brindisi sono state consegnate targhe ricordo a Margiotta, ai Tenenti Colonnelli Mario Letizia, Domenico Di Biase e Costantino Santori, al Capitano Fabrizio Signorelli, al Luogotente Walter Bardella e a Lello Bigi, mentre a Trulli è stato donato un Achille a cavallo. Identica per tutti la motivazione: «per la fattiva collaborazione prestata a favore dell'Avis». Riconoscimenti sono stati poi consegnati a Parlante da parte del C.D. (che ha ricambiato) e ad altri ospiti presenti.
La storia in un volume
Arte, cultura e musei: le testimonianze della città antica nell'ultimo libro di Bigi
di Oscar D'Angelo
CHIETI. Chieti città d'arte, di storia, di cultura e di musei. Presentato giovedì scorso, nella cornice della pinacoteca Costantino Barbella, l'ultimo contributo di Raffaele Bigi alla sintesi delle conoscenze sulla nobile Teate. Il volume, edito per i tipi della casa editrice Rocco Carabba (Lanciano 2010, pagg. 116, 24,00 euro) e proposto nel programma del Maggio Teatino, è ingentilito da un ricco corredo fotografico. Il lettore è accompagnato con garbo e competenza tra le testimonianze della città antica fino all'approdo all'irripetibile patrimonio museale che rende il capoluogo teatino un unicum nel panorama dei cosidetti
centri di provincia a vocazione culturale. «La mia ricerca», dice l'autore, «vuol essere un agile strumento di riferimento per il turista e, soprattutto, uno stimolo per quei concittadini i quali intendono rimpossessarsi delle proprie origini». Dunque, la rielaborazione e l'aggiornamento di quel senso di appartenenza che l'architetto e storico Vladimiro Furlani analizza con costruttivo spirito critico per tracciare, accanto alla mappa dei molti pregi cittadini, anche quei limiti comportamentali ed ambientali i quali, a giudizio dello studioso, decretarono «la crisi della città a partire dall'unità d'Italia. E' legittimo porsi qualche dubbio sul significato attuale di città di cultura», spiega Furlan a margine della accurata presentazione del volume, «la parte più cospicua della città, romana e marrucina, è ancora sottoterra eppure, causa anche la crisi cronica dei beni culturali, in certi ambienti c'è resistenza, se non ostilità, per chi cerca di studiare, capire e riportare alla luce l'illustre passato. Dovremmo prendere esempio da quanto accaduto in città simili a Chieti, parlo ad esempio di Ascoli e Siena, dove gli stessi cittadini si sono fatti promotori ed interpreti di questa preziosa azione di recupero».
Un ringraziamento a Bigi è arrivato anche dal sindaco Umberto Di Primio, accompagnato dal vice Bruno Di Paolo. Raffaele Bigi, ricercatore ed appassionato di storia e tradizioni locali, è da anni impegnato sul terreno dell'approfondimento delle tematiche culturali abruzzesi. Di recente, una interessante ipotesi sulla nascita del Monte dei Morti a Chieti partendo da una iscrizione funeraria romana. Di prossima pubblicazione: La mia Chieti. Itinerari storico-artistici.
da Il Centro, pg. di Chieti del 21.5.2010
UN LIBRO SU CHIETI DALLE ORIGINI SINO AI GIORNI NOSTRI
da Il Centro, pg. di Chieti del 23.5.2012
CHIETI - Domani, martedì 22 maggio, alle ore 17.30 presso la sala Cascella nella sede della Camera di commercio in piazza Vico a Chieti, si terrà la presentazione del libro di Raffaele Bigi “CHIETI passato, presente e…futuro” dato alle stampe dalla casa editrice Rocco Carabba e che la Camera di Commercio di Chieti ha contribuito a realizzare.
Oltre all’autore, saranno presenti il presidente della Camera di commercio Silvio Di Lorenzo, il sindaco di Chieti Umberto Di Primio e il presidente della casa editrice Rocco Carabba, Antonino Serafini mentre al professor Giuseppe de Tiberiis, giudice in pensione e storico, sarà affidata la presentazione della pubblicazione.
Nel libro Bigi ricostruisce la storia della città di Chieti dalle origini fino ai giorni nostri. Il libro è suddiviso in percorsi che offrono al lettore, concittadino o turista, la possibilità di scoprire sempre più questa città.
Per rendere più leggero il testo vi sono riquadri, note esplicative e appendici (sulle famiglie antiche di Chieti, sui personaggi che hanno fatto grande la città oltre ad un’ampia rassegna fotografica a colori).
Un libro su passato e presente di Chieti
Il lavoro del giornalista Bigi presentato alla Camera di commercio.
di Oscar D Angelo
CHIETI. C'era una volta l'antica Teate, la città sempre pronta a svelare uno splendente passato al solo interrogare il suo terreno, per stare ad una efficace espressione dello storico Luigi Vicoli. Ed a tutelarne la memoria, con un taglio critico rappresentato dai puntini sospensivi riportati nel sottotitolo prima della parola futuro, scende nuovamente in campo Raffaele Bigi, giornalista pubblicista e profondo conoscitore della storia cittadina, con il suo ultimo lavoro: "Chieti Passato, presente e futuro", presentato nei giorni scorsi presso la sede storica della Camera di Commercio in piazza Vico, nell'ambito del cartellone del Maggio Teatino. Lo sforzo è poderoso: 313 pagine per i tipi delle edizioni Carabba di Lanciano, un lavoro di ricerca che costituisce valore aggiunto di un percorso tipico del turismo di qualità. Di pregio il ricorso a continui segnalibro, ossia le foto ed i riquadri che Bigi spalma sapientemente nella sua opera quasi a sottolineare che Chieti, capitale dei Marrucini, primario centro imperiale della romanità, città regia mai assoggettata ai domini feudali, città aperta nel secondo conflitto e faro di civiltà per i traffici verso l'Est, non è solo quella delle insigni monumentalità ma è anche quella dei particolari, delle chiese meno conosciute come quella di Sant' Agata, degli stemmi araldici, delle architetture minori, dei bassorilievi, dei chiostri e dei cortili delle sue residenze nobiliari.
A margine della presentazione gli interventi del sindaco Umberto di Primio, del presidente della Camera di Commercio, Silvio Di Lorenzo e dello storico Giuseppe De Tiberiis, concordi nell'auspicare concrete occasioni di rilancio e di crescita per il capoluogo teatino.
Eventi e manifestazioni - Cultura
Lunedì 06 Maggio 2013 13:01
di Annalisa Michetti
MAGGIO TEATINO - IL QUARTIERE TRIVIGLIANO ARTE STORIA CULTURA
“Il Quartiere Trivigliano: arte, storia, cultura” è il Seminario che si terrà a Chieti mercoledì 8 maggio, presso Palazzo De Pasquale, alle ore 18, organizzato dall’Associazione culturale Sacro e Profano, presieduta da Giovina Tomassi. Il quartiere di Santa Maria rappresenta un presente, ma anche un passato perché ha l’aspetto di una Chieti di altri tempi: i palazzi e le strade sono gli stessi del quartiere Trivigliano.
Un piccolo gioiello ricco di storia, scrigno di memoria, con un suo carattere ed una sua anima, amato e vissuto nella quotidianità e come tale merita di essere conosciuto nelle sue radici storiche.
Il relatore Raffaele Bigi, con un immateriale percorso, farà tornare in vita le storie legate alla Torre, alle Crocelle, alla Chiesa di Sant’Agostino, alla Chiesa di Santa Maria della Pietà, a tutto il quartiere nei tanti particolari e nel suo insieme. Si scoprirà che questo angolo dell’antica Teate, prima ultimo avamposto, oggi cuore vivo e pulsante della città, racconta la vita, i costumi, la storia dell’ intera città.
Il seminario è aperto a tutti.
Processione da record Città invasa dai fedeli
Chieti si commuove per il Cristo morto e la musica del Miserere di Selecchy L’edizione 1172 batte tutte le precedenti, ma l’Unesco se lo dimentica
da "Il Centro" 2014
CHIETI. Ben 1172 anni di fede e tradizione, non solo sacro rito ma anche uno spaccato significativo della storia cittadina, un terzo dei 3.195 anni di vita della nobile Teate. All'indomani della caduta dell'Impero romano d'Occidente (476) già si affermano i primi rudimenti della spiccata religiosità della città d'Achille, evolutisi poi nell'842 con la fondazione della confraternita del Monte dei Morti, riunita nel 1603, insieme ad altre congreghe di mutualità, nell'attuale Arciconfraternita che ne rinnova la denominazione. Ed è proprio all'842 che la maggior parte delle fonti fa risalire la nascita della processione anche se alcuni Autori prospettano, a latere, altre interessanti tesi (Raffaele Bigi, "Una Lapide Romana come ipotesi sulla nascita del Monte dei Morti in Chieti", 2010). Superano quota 30 mila le presenze registrate ieri sul Colle in occasione dell'evento principe della settimana santa, con un trend in risalita rispetto al 2013. Un evento centripeto, che attrae emozioni sotto forma di preghiere e speranze, ma anche centrifugo perché le rilancia nel microcosmo di una città che ancora ha voglia di vivere: nonostante le tante attività commerciali che chiudono, il ruvido approccio alle esigenze dei giovani e la fuga verso il nord e l'estero di tanti talenti. Nonostante la disoccupazione, visibile ed erosivo connotato dell'essere emarginati, nuovi poveri o poveri di sempre poco importa. Ecco le piaghe. Ecco la croce del Cristo che libera le coscienze dai peccati del mondo. Bruno Forte benedice residenti e forestieri mentre il corteo si sviluppa rincorrendo se stesso dopo la puntuale uscita, alle 19,30, dall'ingresso principale di San Giustino. Per una durata, da capo a coda, di 33 minuti esatti, come gli anni di Gesù. Intanto, la cerchia periferica della città, con le sue circonvallazioni che cingono con premuroso affetto urbanistico la cittadella degli Asinii, straripa di auto ed autobus in sosta. E dal primo pomeriggio il formicolio dei teatini e di quanti ritornano da ogni dove, prende corpo verso il crinale che ricalca la romana via Ulpia, incentivato nell'ascesa dalle ristabilitesi condizioni meteo. É quasi primavera nella sera dei tripodi che ravvivano corso Marrucino e gli altri splendidi angoli del rione Santa Maria. Oltre 600 i fratelli e le sorelle dell'Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti fra cantori e musici coordinati dai maestri di cappella Giuseppe Pezzulo e Loris Medoro, valletti ed "aggregati", ossia i famosi incappucciati che tanta curiosità, se non timore, destano nei più piccoli. Poi le congreghe. Apre Santa Maria del Tricalle, di scorta allo Stendardo. Di seguito le altre, ad accompagnare i simboli della passione ideati nel 1855 da Raffaele Del Ponte e realizzati da valenti intagliatori, i fratelli Luigi e Paolo Anzellotti: San Gaetano (Angelo), Crocelle-Santa Maria Calvona (Lance), Santa Barbara (Colonna) Madonna delle Grazie (Volto Santo), Madonna del Freddo (Sasso), Santa Chiara (Scala), Santa Maria della Vittoria-Misericordia-Sacro Cuore (Croce).
Le congreghe scortano i simboli, il popolo "scorta" idealmente il feretro del Cristo morto e la Madonna vestita a lutto. E la gente si raccoglie in questo Venerdì Santo della crisi planetaria, dello spread che scende ed illude ma anche dei problemi che restano, dell'Europa che perde consensi e delle istanze secessioniste che ne guadagnano. Come può una processione locale ristabilire equilibri anche più grandi del mondo che la circonda? Con l'esempio della partecipazione della gente e dei 1.300 figuranti che la animano. Con gli occhi lucidi delle persone umili, di quelli che riescono ad oscurare i telefonini ed a rinunziare ai palloncini da sagra paesana. Con le luci spente di "tutte" le vetrine, con la dignità degli operai cassintegrati, degli esodati, delle madri di famiglia costrette a far miracoli davanti ai banchi del mercato. É il sussulto della processione, se è la più antica d'Italia ci sarà un perchè! Perché resiste anche alla burocrazia immobile, quella che mortifica gli sforzi degli uomini di buona volontà. Il riferimento è per lo status di bene immateriale dell'umanità, iter avviato fin dall'edizione del 2011 (quando anche la Bbc si smosse per veicolare l'evento nei principali circuiti televisi internazionali, ndc) nella speranza di un rapido riconoscimento da parte dell'Unesco. Il governatore dell'Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, Giulio Obletter, ed il sindaco, Umberto di Primio, si dichiarano "basiti" per aver appreso che la pratica è ancora ferma presso la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Abruzzo. Meno male che c'è il Miserere di Saverio Selecchj, cui si è ispirato anche Giuseppe Verdi per il suo Trovatore, a far sembrare "robetta" le beghe burocratiche vecchie e nuove. Si sentono ancora le note struggenti dei violini e dei flauti, segno che la vita continua sul colle di Teate.
Oscar D’Angelo

































